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Ombre cinesi sul Continente nero
In piedi, entra la Corte
L'altro Congo

Un fallimento chiamato Kenya - nuovo

 


Osservatorio africano

(pubblicato su “Galatea” MARZO 2006)

 

Dottor Schweitzer & Mister Hyde

 

“Pubblica, gratuita, di alta qualità”. Così deve essere la sanità, in ogni parte del mondo, nella visione di Gino Strada, fondatore di “Emergency”. Un concetto semplice e scandaloso, se pensato per l'Africa. Si direbbe la provocazione di un rivoluzionario. Lui e quelli di “Emergency” la rivoluzione la fanno tutti i giorni, da anni: più è messo male un paese, più loro sono presenti. Sono presenti da tempo in Sierra Leone, per esempio, e prossimamente lo saranno anche in Sudan. Una logica lineare, che ha la chiarezza abbagliante di una classica metafora evangelica: “Sono venuto per i malati, non per i sani”. Tutto il contrario di ciò che accade in questo “mondo alla rovescia”, così ben descritto da Eduardo Galeano (“A testa in giù”), che pure pretende invece di essere logico e razionale.

Per cogliere l'assurdità del modello sanitario mondiale basta prendere una pasticca. Non le pillole rosse e blu del film “Matrix”, quelle che permettevano di uscire dal mondo virtuale o di restarci, ma quelle a base di chinino e derivati per trattare la malaria. Comprato in Italia, lo stesso prodotto antimalarico costa la metà o un terzo del prezzo che si deve pagare in una farmacia di una città africana. Se poi un italiano se lo fa prescrivere dal medico di famiglia, il farmaco ha un costo irrisorio. Ora si tratta di capire la logica per la quale chi normalmente non ha bisogno di una medicina se la vede quasi regalare, e chi invece ne ha una necessità vitale, nel senso letterale del termine, deve pagarla come se fosse un capriccio, come un prodotto cosmetico.

Questo è il primo punto della questione sanitaria: dove sta andando la ricerca scientifica, la stessa che da anni, a intervalli regolari, annuncia la scoperta del vaccino sulla malaria (l'ultima volta poche settimane fa sull”Espresso”)? A sentire ancora Gino Strada, ospite di Serena Dandini, da nessuna parte. In realtà, Gino Strada citava un gruppo di 13 direttori di importanti pubblicazioni scientifiche che denunciavano la fine della vera ricerca. Questo perché la logica di mercato ha travolto ogni orientamento legato alla cura, per concentrarsi sempre di più sulla vendita. “Fino a inventarsi nuove malattie”, sostiene Gino Strada, come il cosiddetto diabete di secondo tipo, “creato” abbassando i livelli considerati patologici della glicemia, o il “deficit di attenzione” diagnosticato a quelli che sono soltanto bambini demotivati o irrequieti.

Ecco perché il superfluo viene trattato come necessario e il necessario come superfluo. Il famoso mondo occidentale detta la linea, poi ovviamente gli altri si adeguano in basso, scavando un fondo che sembra non finire mai, nel famigerato “Terzo Mondo”.

Così, tanto per restare nel campo della malaria, autentico flagello africano, che fa vittime a milioni soprattutto nei bambini sotto i cinque anni, il “mercato” africano è stato invaso da medicinali contraffatti, che non servono a niente, tranne che a rinforzare il ceppo del plasmodio, sempre più resistente. E' una sporca faccenda indagata da Robert Cockburn di “American Prospect”, in un'inchiesta pubblicata in Italia da “Internazionale”.

Cockburn tratta il caso dello sciroppo antimalarico pediatrico Halfan, prodotto dal colosso britannico GlaxoSmithKline, venduto in Ghana in una versione diluita al 40 per cento. La logica del business non fa una piega: la gente è troppo povera per potersi permettere medicinali sicuri, per esempio quelli delle migliori farmacie della capitale, ma non rinuncia a curarsi, e appena può compra. Dove c'è domanda, c'è offerta, il mercato parallelo, con prodotti in gran parte provenienti dalla Cina o da altri paesi asiatici, procede a ritmi sempre più vertiginosi. Nessuno controlla veramente, anche perché chi sapeva (in questo caso quelli della GlaxoSmithKline) ha taciuto, occultato, insabbiato, raggirato i responsabili africani che denunciavano la presenza dei farmaci adulterati.Portare alla ribalta la faccenda avrebbe danneggiato l'immagine del prodotto, il buon nome del marchio, e in un'epoca di concorrenza feroce questo è un lusso che nessuno si può permettere. Una logica ferrea, ma qui non stiamo parlando di automobili o saponette, stiamo parlando della salute delle persone, della vita dei bambini.

Le priorità elementari, quando vengono rispettate, creano scandalo. Ne sa qualcosa Nelson Mandela, quando si è confrontato con l'altro grande flagello africano insieme alla malaria, l'AIDS. Gli antivirali brevettati in Europa e negli Stati Uniti avevano costi esorbitanti: per esempio, il trattamento preventivo del virus HIV per una donna incinta costava 200 dollari. In Sudafrica,all'epoca (1997), c'erano quasi cinque milioni di persone affette dal virus, una vera e propria emergenza nazionale. Mandela ha fatto passare una legge che consentiva di importare dall'India (o dal Brasile) prodotti che avevano “copiato” il farmaco originale, aggirando la legge sui brevetti, a costi estremamente inferiori. Questo atto “rivoluzionario” gli è valso una causa giudiziaria da parte del colosso “Big Pharma”, un consorzio di 39 società farmaceutiche.

L'accusa: sono state violate le regole fissate dall'Organizzazione Mondiale del Commercio (WTT), uno dei tre pilastri del “mondo alla rovescia” insieme al Fondo Monetario Internazionale e alla Banca Mondiale, ora diretta dal guerrafondaio Paul Wolfowitz, uomo di Bush. Nell'aprile 2001, in seguito ad una campagna di pressione mondiale, “Big Pharma” ha lasciato perdere, facendo segnare una vittoria importante per il Sudafrica e per il Sud del mondo. Sicuramente per i difensori della legalità formale si è creato un precedente pericoloso, perché se non si tutelano i brevetti e quindi i grossi profitti che ne derivano, ne va di mezzo tutta l'economia capitalista, quella che finanzia la ricerca e il progresso, come ci insegnano da anni fior di economisti e intellettuali, quasi sempre a libro paga delle multinazionali. Anche accettando una logica puramente commerciale, si tratta di definire il “quantum” di rendita accettabile, per esempio in termini di anni di tutela di un brevetto. E il quantum non lo possono decidere loro, i “finanziatori della ricerca”, soprattutto finché continuano a nascondere le cifre che dimostrano che i soldi spesi per la ricerca sono solo un quarto o un quinto di quelli guadagnati . Premesso questo, bisognerebbe poi ricordare a chi lavora nel settore farmaceutico che gente come Fleming, inventore della penicillina, o come Madame Curie, che scoprì la radioterapia, rinunciarono a brevettare le loro scoperte, mettendole al servizio dell'umanità intera. Senza arrivare a citare il mitico dottor Albert Schweitzer, l'icona del buon medico europeo che si dedica all'Africa. Bisognerebbe cioè capire che prima del commercio viene la salute. E qui la questione diventa politica. Perché nella “città degli uomini” fare appello all'etica e ai buoni sentimenti è un po' poco. Visto che il famoso libero mercato è incapace di darsi delle regole, o meglio, segue regole che entrano drammaticamente in rotta di collisione con il bene di tutti, bisogna che qualcuno entri drammaticamente in rotta di collisione con la logica del profitto. E se il concetto suona un po' comunista, pazienza: viceversa significa che con il comunismo abbiamo seppellito anche ogni idea di giustizia. A fronte di una battaglia vinta da un grande leader, con l'appoggio di un'intera nazione, ci sono immani disfatte della giustizia sanitaria vissute sulla pelle di miliardi di persone. “Pubblica, gratuita, di alta qualità”. La sanità in Africa ha solo la prima caratteristica. Stati presi al cappio dal debito estero, stati di paesi privi di risorse, o stati che svendono le risorse per corruzione e costrizione, non arrivano a garantire nemmeno le cure di prima necessità. Chi conosce un po' l'Africa sa che nella stragrande maggioranza degli ospedali o centri sanitari non c'è quasi nulla, si tira avanti con quello che viene regalato dai “paesi donatori” (che spesso viene imboscato, e magari rivenduto sotto banco). Il resto, è tutto a carico del paziente, anche il filo per suturare una ferita. Avere i soldi per le medicine è l'incubo di milioni di persone, in Africa. Quindi, nei paesi benestanti (e con uno stato sociale degno di questo nome) la sanità di base è praticamente gratuita, nei paesi poveri si deve pagare o morire. Normalmente vale la seconda alternativa. In questo caso, “l'alta qualità” invocata da Gino Strada diventa chiaramente una provocazione, che alcune associazioni riescono a tradurre in realtà, ma sono condannate a restare un'eccezione, e possono perfino, loro malgrado, far illudere molti che qualcuno sta provvedendo, che “tutto sommato, va bene così”. Questa sembra essere la condanna dell'Africa: è tutto troppo grande, immane, fatale, con le statistiche estrapolate da ogni contesto che non aiutano nessuno, tipo “il bambino che muore ogni tre secondi” ; oppure è tutto troppo piccolo: la scuola nel villaggio del Mozambico, l'ospedale nella città del Sudan, le pompe nell'oasi del Niger. Il missionario, la ong, l'agenzia delle Nazioni Unite, il concerto di beneficenza una tantum. In mezzo, il nulla, in primis il nulla dell'informazione. Ma la verità sta veramente nel mezzo. Fatta di cifre concrete, di situazioni reali e risolvibili, di bilanci delle imprese, di contratti con i governi, di nomi e di cognomi, di responsabilità precise. I mass media, o meglio, quelli che li controllano, lo sanno bene. Per questo evitano accuratamente di approfondire certi argomenti. I giornalisti si adeguano, proprio come i ricercatori, i medici, gli “informatori scientifici”. Pensate a tutto quello che ci hanno propinato in questi mesi, fra stampa e Tv, su una malattia che in un anno non ha ancora contaminato un solo essere umano in Europa, l'influenza aviaria, a fronte di una malattia facilmente curabile come la malaria che continua a fare milioni di morti in Africa. E' davvero il mondo alla rovescia, lo strano caso del dottor Schweitzer e Mister Hyde.

 

Cesare Sangalli